giovedì 19 febbraio 2009

A Lucca niente kebab nel centro storico


Siamo arrivati a questo punto in Italia?! Lucca vieta la vendita di kebab e cibi da fast food nel centro storico e Firenze sta già vagliando un simile provvedimento?!

Posto di seguito l'articolo a cura di Ernesto Ferrara
Repubblica — 31 gennaio 2008 pagina 1 sezione: FIRENZE

Lucca dice basta ai kebab all' interno delle mura del centro storico: quelli già esistenti potranno restare, ma aprirne di nuovi sarà impossibile. Lo dice la delibera approvata dalla giunta guidata dal forzista Mauro Favilla: i kebab e, in generale, «tutte le attività di preparazione gastronomica e vendita similari», sono «incompatibili con le esigenze di valorizzazione del patrimonio storico e ambientale e con le esigenze di qualificazione del centro storico». In realtà i kebab sono solo l' ultimo tassello di una politica di salvaguardia del centro storico iniziata nel 2000, quando l' allora sindaco Pietro Fazzi scrisse la prima lista nera di attività bandite dalle Mura: pizzerie al taglio, fast food, negozi di articoli da mare, da nautica, roulottes, sexy shop, centri commerciali di medie o grandi dimensioni. Ma anche discount ed esercizi che «praticano prezzi fortemente scontati e hanno una dotazione sommaria di arredi semplici». Tutto questo era già vietato. Quest' anno poi, su esplicita richiesta delle categorie economiche, il Comune ha avviato una ricognizione sul territorio per accertare se i kebab fossero «compatibili con le esigenze di tutela e valorizzazione del patrimonio edilizio, architettonico e storico del centro». E da cui si evince che «nell' ultimo anno c' è stata una proliferazione di nuovi esercizi commerciali che esercitano attività con prodotti e allestimenti non riferibili alla tradizione italiana e toscana». E che una loro ulteriore crescita - continua - comporterebbe una penalizzazione degli esercizi tipici del centro. Così l' assessore al commercio Filippo Candelise, preoccupato per la crescente fuga (o chiusura) di negozi storici o di livello in centro, ha dato l' accelerata al nuovo giro di vite. «Ma non abbiamo nulla contro i kebab - dice il sindaco Favilla, preoccupato di fugare ogni accusa di razzismo - è una questione di decoro e di immagine. Di kebab ce ne sono evidentemente a sufficienza: per riempire la città di un turismo qualificato c' è bisogno di scelte che tutelino l' immagine storica della città».

«Immagina di essere una donna» di Badriyya al-Bishr (Arabia Saudita)


Quello che segue è un estratto, raccolto e tradotto in lingua italiana e presente nel libro «Basta!Musulmani contro l'estremismo islamico1» curato interamente dall'arabista Valentina Colombo . «Basta» è una raccolta di scritti, spesso tratti da riviste online e tradotti dall'arabo. La raccolta è suddivisa per temi in cinque parti che trattano la libertà da più angolazioni: politica, religiosa, delle donne, dell' Islam e della laicità.

Il brano che ho scelto (titolo originale “Takhayyal annaka imra'tan”, 2005) è inoltre presente nella sezione inglese della testata Shark el Awsat.

Immagina di essere una donna e quando nasce tuo fratello tutti esclamano: «Grazie a Dio è un maschio!» mentre quando sei nata tu hanno detto: «Dio ha voluto che fosse femminuccia!» E' il diminutivo a darti il benvenuto. Tu sei la prima o la seconda, ma sarebbe meglio non accrescere il numero delle figlie. Quindi tua madre non è da lodare, mentre quando mette al mondo un maschio allora si sprecano le lodi e non c'è nulla da obiettare!

Immagina di essere una donna e di avere bisogno dell'assenso del tuo guardiano per tutto. Non solo, come ritengono i dottori della legge, per sposarti, vergine ovviamente, ma per tutte le questioni che riguardano la tua vita. Non puoi studiare senza il consenso del tuo guardiano, nemmeno se sei arrivata al dottorato. Non puoi avere un impiego, né mangiare un boccone di pane senza il consenso del tuo guardiano. Ciononostante alcune persone non si vergognano di affermare che la donna per quanto concerne il lavoro e altre questioni specifiche non ha bisogno d alcun consenso.

Immagina di essere una donna e di doverti fare accompagnare ovunque dal tuo tutore, che potrebbe essere tuo figlio quindicenne oppure tuo fratello, che ti zittisce davanti ai suoi amici che si credono degli “uomini”, ma che sono degli adolescenti, e chiede loro: «Ehi ragazzi, la lasciamo fare?», il che significa che devi corromperlo e farlo chiedendo protezione a Dio, perché la verità di tuo fratello fa sì che non possa accettare denaro in contanti da una donna e preferisca ricevere come “compenso” un'automobile oppure un frigorifero oppure che tu paghi le rate per l'acquisto affinché Dio sia soddisfatto. Ma nella maggior parte dei casi non sarà soddisfatto e aprirà un nuovo capitolo.

Immagina di essere una donna e di essere provocata, malmenata e uccisa, e quando i giornali pubblicheranno la tua fotografia e quella dei criminali, nonostante la loro brutalità vi sarà chi si domanderà se la vittima era velata o meno e se per caso era uscita di casa a tarda notte. E se è stato tuo marito a spezzarti le costole di sicuro avrà avuto una buona!
[ .. ]
Immagina di essere una donna e di non poter guidare e, per poter svolgere le tue mansioni quotidiane, di dover noleggiare una limousine e un conducente indiano o cingalese e dovere sopportare, seduta sul sedile posteriore, l'odore dei suoi unguenti e dei suoi abiti. Potresti anche ricorrere a tuo fratello minore affinché ti accompagni al lavoro oppure a un autista che ha appena preso la patente, che però ti fa pagare un conto elevato e nel frattempo fa pratica con la tua auto per le strade. Solo perché non puoi guidare!
[ .. ]

1- V. Colombo, «Basta!Musulmani contro l'estremismo islamico», Arnoldo Mondadori Editore, 2007, Milano

lunedì 16 febbraio 2009

El-Zaydi vicino al processo



Il giornalista iracheno che, con gesto plateale, lo scorso 14 dicembre ha lanciato le sue scarpe all'ex presidente degli US George W. Bush in visita ufficiale in Iraq, sarà processato il 19 febbraio con l'accusa di aggressione a un leader straniero.
Il giornalista, che lavora per il canale televisivo Al-Baghdadiyya, dovrà far fronte a 15 anni di carcere se giudicato colpevole. (vedi post precedente http://babalkalimat.blogspot.com/2008/12/batal-al-abtal-ossia-el-zaydi.html )

L'incidente ha inoltre ispirato lo studente britannico Alex Tew a creare il sito (www.sockandawe.com)che consente di sfruttare uno spazio virtuale dinamico in cui poter lanciare le scarpe a Bush! Il sito è attivo dal 15 dicembre, in seguito è stato messo all'asta su ebay e venduto per £5,215.00. Risultato di tutto ciò?! Più di 86 milioni di scarpe hanno colpito virtualmente il viso di Bush!!

Gli avvocati sperano in una riduzione della pena, non foss'altro perchè Zaydi non aveva alcuna intenzione di uccidere il leader americano. Le scarpe infatti non possono essere considerate uno strumento criminale e non sarebbe giusto trattare Zaidi come se avesse avuto intenzione di compiere un omicidio.

La platealità del suo gesto va letta come un rifiuto dell'occupazione militare e politica americana nonchè come l'ennesimo tentativo di catturare l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale, inducendola a riflettere ancora una volta sull'Iraq.

domenica 15 febbraio 2009

“Con le radici al cielo”:ll concerto dei Radiodervish nella Chiesa “Ecce Homo” Tra magia antica e sonorità mediorientali


La scorsa settimana la città di Ragusa ha ospitato il gruppo Radiodervish donando al pubblico accorso momenti indimenticabili. Di seguito posto l'articolo curato da Serena Gulino e pubblicato sul quindicinnale "La città" del 14 febbraio.

Un cielo che è stato quasi sfiorato .. Giovedì 5 febbraio la Chiesa del S.S. Ecce Homo, nel cuore dell'ormai multietnico centro storico di Ragusa, ha offerto la sua sacralità all’esibizione dei Radiodervish.
Il concerto si inserisce nell'ambito della rassegna “Frontiere” realizzata per celebrare i primi cinque anni di laboriosa attività della cooperativa sociale “Il Dono”.

Ad attendere la band una splendida Ecce Homo gremita, un pubblico prevalentemente giovane ma non solo, a cui si aggiunge la partecipazione degli ospiti dei centri d'accoglienza.

La scelta della suggestiva location non appare casuale quando si parla di una band impegnata come i Radiodervish che, mettendo in musica temi d'attualità, si fa portavoce del dialogo tra le culture, dell'incontro con l'altro, della convivenza pacifica dei popoli guadagnando il consenso del pubblico in quasi due ore di musica.

A rendere l'atmosfera calda, seppur raccolta e solenne, quasi come si stesse partecipando a una preghiera di gruppo, intervengono la scelta minimalista di proiettare un fascio di luce violacea proprio sull'abside e dei grossi fari puntati sulla band.

Una penombra come si conviene ai momenti di massimo raccoglimento liturgico che sembra quasi invitare il pubblico a chiudere gli occhi e volare tra le sonorità che ci cullano tra Medio Oriente ed Europa senza però tralasciare la profondità dei testi che obbliga alla riflessione.

I Radiodervish nascono dall'incontro di vite di Nabil Salameh figlio di genitori palestinesi e vissuto a Beyrut e il salentino Michele Lobaccaro a cui si aggiunge il contributo del tastierista Alessandro Pipino.

La loro collaborazione risale ai primi anni novanta e ha dato vita a ben sette album, a partire dal primo “Lingua contro lingua” apparso nel 1998 fino al sofisticato “L'immagine di te” , album maturo in cui il melting pot tra la musica italiana di genere melodico, l'elettronica anni '80 e sonorità mediorientali si fondono in una commistione quasi perfetta.

Non solo arabo e italiano per l'originalissima “Centro del mundo” che fa coesistere in un unicum lingua italiana, inglese, araba e spagnola in un continuo e spasmodico sforzo di sottolineare come sia possibile generare un equilibrio così perfetto tanto in musica quanto nella vita di ogni giorno.

Ma si canta anche di guerra e dell'irrisolta e attuale questione palestinese con le conseguenze che questa porta nella vita degli uomini, ossia miseria e infelicità, senso di sradicamento e di non appartenenza. Ogni bisbiglio tace quando si affronta il tema dell'estremismo islamico in “Lettera a un kamikaze” tratto dal saggio epistolare di Khaled Fouad 'Allam che ripercorre l'ultimo giorno di vita di uno “shahid” ossia di un martire dell'Islam che va incontro alla sua morte e nondimeno genera morte e distruzione in nome di Dio.
Versi che toccano il cuore del pubblico in un silenzio assordante.

Sebbene l'attenzione sia stata soprattutto rivolta a presentare i brani dell'ultimo album, tra i quali “L'immagine di te” e “Se vinci tu” che affrontano il tema del doppio, della ricerca, dell'esigenza di continuare a sperare in un ritorno alla terra madre, il concerto da spazio anche a brani meno recenti come “Fedeli d'amore” ispirato al “Cantico dei Cantici” e contenuto nel primo album.

Complice la suggestiva location che ha creato un'atmosfera unica e incomparabile a quella, seppur bella, ma completamente diversa di un concerto tenuto in un palazzetto dello sport o in una piazza, la bravura degli artisti, la profondità dei testi che invitano alla riflessione e la musica che nasce da un incontro di sonorità e tradizioni musicali diverse che abbracciano oriente e occidente, lo spettacolo dei Radiodervish ha incantato il pubblico che ha viaggiato per tutta la durata del concerto in una dimensione spazio-temporale lontana.



- una delle vignette del celebre disegnatore Naji al-Ali -

giovedì 12 febbraio 2009

"It's Twilight .. again!"




"For almost ninety years I've walked among my kind, and yours .. all the time thinking I was complete in myself, not realizing what I was seeking. And not finding anything, because you weren't alive yet."

Dopo anni di letture di tutt'altro sapore, mi lascio travolgere anch'io dal fenomeno letterario - made in America – dell'anno. Apro il romanzo e, con mio grande stupore, resto incollata dalla prima all'ultima pagina.

Pubblicato in America nel 2006 e diventato subito Best Seller, in Italia è il fenomeno letterario-culturale del momento. Oltre a essere uno dei romanzi più letti, è uno dei più discussi sugli oltre 100 siti internet, blog e community e ovviamente anche su Facebook.

Twilight, che è primo della serie dei quattro romanzi scritti dall'americana Stephenie Meyer, (“New moon”, “Eclipse” e “Breaking down”) è stato tradotto in ben 20lingue e recentemente portato sul grande schermo attraverso l'adattamento cinematografico di Melissa Rosenberg e la regia di Catherine Hardwicke. L'attesissimo film ha registrato il successo dei botteghini e ha nondimeno posto in essere l'eterno interrogativo su quale delle due arti fosse superiore all'altra. Bello il film, più strutturato il romanzo, non si tratta comunque di capolavori né in un caso né nell'altro!

Proviamo adesso a mettere a fuoco le ragioni di tanto interesse e popolarità che, per alcuni, sfocia addirittura nella 'mania' come nel caso delle lettrici che si interrogano su dettagli relativi alla vita o ai pensieri dei protagonisti che nel romanzo sono poco chiari o non menzionati affatto.

Cosa sconvolge di più e perché tanto successo di pubblico?Non è certo il primo romanzo ad affrontare il tema dei vampiri, se ne annoverano tanti sin dai primi miti greco-romani per non parlare del celeberrimo “Dracula” di Bram Stoker ma è sicuramente il primo a occuparsi di vampiri adolescenti. Non da adito a nessun dubbio la purezza dell'amore di Edward, il quale si trova in una posizione di forza nei confronti di Bella non tanto perché lei sia 'umana' quanto piuttosto perché sia spesso descritta come 'statica' e remissiva. Ma Twilight piace perché ci fa tremare, piangere e sorridere, riempie le nostre notti e ci rapisce pagina dopo pagina. E' l'amore che in questo romanzo risuona forte come un tuono o una battuta a baseball all'aperto con giocatori d'eccezione! E' l'amore perduto, quello mai avuto, quello che vorremmo che ci travolgesse per sempre. Edward è un mostro perché è tutto ciò che abbiamo perso. E' l'anti boyfriend. Il suo amore potrebbe essere letale per Bella. Non somigli a nessuna da quando ti amo scriveva Neruda e, leggendo questa saga, mi ritorna in mente. La bellezza fuori dal comune di Lui, l'essere 'incapace' di Lei, la totale dipendenza di una donna dal suo uomo che ci ricorda il ruolo di subordinazione perso nei secoli e nella corsa all'emancipazione, alla non dipendenza dall'uomo.

In questo romanzo la forza dell'amore è come un albero secolare che, resistendo al tempo, libera i suoi rami e crea i germogli che diventeranno frutti col primo caldo.
Un amore che lotta contro se stesso, un amore che supera le barriere della morte e di essa si nutre nel continuo altalenare tra veglia e sonno. Corpulento ed effimero, elude il tempo, il genere e le aspettative. E' un romanzo, soltanto un romanzo, ma ci rapisce e ci fa sognare, ci fa sperare che Edward esista e che un giorno busserà alla nostra porta per donarci l'eternità.

"Twilight, again", he murmured. "Another ending. No matter how perfect the day is, it always has to end." "Some things don't have to end", I muttered through my teeth, istantly tense.