venerdì 19 dicembre 2008

Batal al-abtal, ossia El Zaydi!


L'eroe degli eroi è Montazar El-Zaydi, il giornalista della tv irachena "Al-Baghdadiyya" che pochi giorni fa ha lanciato le sue scarpe a Mr Bush.
Secondo 'Al-watan al-suriyya', alla nascita si chiamava Montazir che poi divenne "Montazar" poichè quel nome avrebbe rimandato alla carne di pecora arrosto!
Al di là di stramberie - vere o presunte - sappiamo con certezza che è originario di una città del sud dell'Iraq, ha 29 anni e una laurea in scienze della comunicazionee solo di recente collabora con il canale televisivo iracheno "Al Baghdadiyya".
Membro del partito comunista studentesco (in seguito confluito nel Partito Comunista iracheno) aveva già osteggiato l'occupazione dell'Iraq da parte americana.
Non è uno sprovveduto ed è probabile che un gesto simile sia stato premeditato. Comunque stiano le cose, non poteva certo rimanere impunito, infatti pare che sia stato condannato a 7 anni di carcere e costretto a inviare una lettere di scuse a Mr Bush. Al di là delle conseguenze giuridiche, diamo adesso uno sguardo alle reazioni dell'opinione pubblica.
Proprio mentre tutti attendevano il saluto di Bush, ecco la scarpa, grida El Zaydi: "Hadha l-hidhà' ya kalb!"


Su Youtube centinaia di video riprendono l'accaduto! Facebook ospita gruppi di sostegno al giornalista, uno dei quali, destinato esclusivamente ad arabofoni, conta più di 1900 membri e porta il nome di 'Wa Ana ma3a el-so7fi Montazar Al Zaydi' (Anche io sono con Montazar Al Zaydi).
La dice lunga il sito della tv "Al-Baghdadiyya" (http://www.albaghdadia.com/news/component/content/article/76-articles/5351-2008-12-15-12-09-59) con una sezione dedicata al giornalista in cui sono presenti foto che lo ritraggono al lavoro, seguite da commenti celebranti la nascita del nuovo eroe iracheno!

"How brave you are !!Allah yehefadak ,alhamdoulilah that we still have brave men among us .You gave us hope after big despair thank you and allah yefouk asrak .We all sympathize with you and envy you . allahou akbar wa lailaha illa lah"

Ma c'è anche chi si scaglia contro il 'lanciatore' giudicando il suo gesto ridicolo e palese conseguenza della sua stupidità, poichè una questione come quella irachena va inserita nel contesto mondiale e non è risolvibile lanciando le scarpe in faccia al Mr! E' vero, il nostro giornalista non ha risolto la questione irachena, ma ha messo in evidenza per l'ennesima volta che il popolo iracheno non ha apprezzato l'intruisione dell'America. Non possiamo nemmeno dimenticare i disastri perpetrati dall'Occidente attraverso le cosidette missioni 'di pace' o di civilizzazione.
Commenti seriosi - alcuni - altri che celebrano il coraggio dell' eroe che ha osato sfidare l'ex primo cittadino d'America paragonandolo al 'cane' (kalb), animale estrememante impuro secondo l'etica islamica. Leggiamo anche di una ragazza irachena' che, lasciandosi trasportare dall'entusiasmo, fa apprezzamenti sull'aitante giornalista! C'è poi chi vuol accertarsi che il numero di scarpe sia proprio il 10 per poter spedire direttamente da Parigi un nuovo paio di scarpe, dato che le vecchie sono andate perdute!
Tutto questo clamore dimostra che il popolo iracheno, oltre a essergli solidale, è orgoglioso del suo Montazar e dimostra nondimeno quanto fosse errata l'affermazione di chi, volendo malcelare il tutto, avesse affermato che l'opinione di Montazar non rispecchiava quella dell'Iraq.

Ma c'è chi, senza dilungarsi, posta semplicemente un 'Allahu Akbar'.

venerdì 12 dicembre 2008

Womad a Taormina




Ritorna il WOMAD a Taormina, il 12 e 13 dicembre, infatti, al Palazzo dei Congressi, la più importante rassegna di world music, ideata da Peter Gabriel, vedrà sul palcoscenico di Taormina Arte alternarsi ben sei gruppi provenienti da varie parti del mondo.
Ingresso libero

Venerdì 12 dicembre 2008 ore 21.00
Sala A Palazzo dei Congressi:
SUDD MM (Sicilia)
JOJI HIROTA (Giappone)
FANFARA TIRANA (Balcani)

Sabato 13 dicembre 2008 ore 21.00
Sala A Palazzo dei Congressi:
JONATHAN KANE (USA)
DABO TOURE (Malì)
DHOL FOUNDATION (Pakistan U.K.)

martedì 21 ottobre 2008

Genocidio segreto



Siero di sdegno e inadeguatezza
Pensieri come sciabole che sferzano colpi
su corpi
prescelte marionette di un genocidio
mai finito

La rabbia ha perforato le mie viscere
non ho più fame ma ho desideri che trasudano vita

E continuo a scrivere?!
Perchè rimpiango il mio essere stata
leggiadro moscerino
oggi quadrupede in letargo

E libero

Emozioni rimosse e frasi
distorte dal mio essere avvilita

eppure in piena guerra.

martedì 14 ottobre 2008

Cosa starà facendo ora Samer?


Il presente di Samia, con il passato, sembrava intricarsi in mille e un filo. Come un bambino che canta forte per vincere la paura del buio, Samia si ripeteva sempre che poteva vivere e ridere anche senza Samer. Disse al suo cuore che doveva smetterla di cercare l'infelicità e gli mostrò la sua vita piena di doveri famigliari. Ma il suo cuore era sordo e ostinato. Ogni volta che intorno a lei si faceva silenzio, le ripeteva sempre la stessa domanda: cosa starà facendo ora Samer?

"Rafiq Shami, "Il lato oscuro dell'amore",Garzanti, 2006.

domenica 12 ottobre 2008

Seta Nera dell' Est





Versi che suggellano un 'incontro' fugace eppure intenso .. un piacere che è stato soltanto sfiorato .. Ringrazio di cuore Miky ..



E ti ho vista
gioco di eros e bizantini sorrisi versati sul Mediterraneo
con la vita addosso
appoggiata al bordo della tua solitudine

Ancora una volta, seta nera della mia esistenza,
rovesciati incesti
stella dell'Est o meteora caduta sulla strada levigata di me
hai difeso fiera il tuo 'giro'
con l'apparente filosofia dei tuoi ingaggi

Ma poi stupita e astuta,
smarrito ogni sintetica logica di hegeliano sistema,
sognando sull'orlo di un palpito il sentiero di un 'colpevole raggio',
mi ha preso, plaudendo al mio dramma da commediante,
sul mistico incrocio tra fato e destino
già travolta dal mio selvaggio essere uomo.

'Donna silente Vertummo', ridente deliquio nuziale,
su altri corpi, su altri cuori
respireremo ancora di noi.

M.T.

lunedì 6 ottobre 2008

Dhikrayat il-shams ..


Il Adhan richiama all’ordine e al raccoglimento.

Odore di pane caldo e carne macellata si frappongono al sapore del sudore, denso e forte.
Ricordi di un mare caldo, increspato dalla mercantile che lo solca sempre alla stessa ora e da aerei che volano bassi per sbirciare nelle menti brune degli uomini di paglia.
Sento che cadono .. in 'discesa libera' su di noi e ci interrogano su quel che sarà, su ciò che faremo, sui sogni che non realizzeremo e sulla voglia di tornare a essere donne di paglia arse dal sole e dal vento. I campi ci chiamano, come la voce registrata del saggio di una moschea lontana ..
Su questo suolo, qualcuno prega ancora.

giovedì 18 settembre 2008

Shishe e decollete


Un paese musulmano a 12 giorni dalla fine del Ramadan .. la città di lavoratori annichiliti da un sole che incenerisce.

Sharm è Ramadan e digiuno e possente astinenza e rassegnata attesa.

E’ una città di turisti capricciosi alla ricerca di un esotismo polimorfo ma è anche una città di cravatte che cercano di stringere il nodo alla vista della gonna corta della turista con sigaretta .. una marlboro cinese capace di generare sussulti perché non potrà essere accesa prima del tramonto.

Un mondo che si colora quando il sole cala e un tiepido vento alita, fatto di shishe profumate e lunghe gallabeye frammiste a sinuosi decolleté e scarpe a punta Gucci decorosamente contraffatte.

E i Mc Donald boys sfrecciano per le strade di Na’ama bay e del deserto ..

E’ un microcosmo artificiale in cui tutto è complesso, in cui nulla è come appare, in cui nessuno è se stesso e da cui tanti, ahimè troppi, cercano di uscire .. uscire per riuscire e vivere.

Una fatica messa a dura prova dalle ore – innumerevoli – di lavoro e di sudore sotto gli avvolgenti raggi sharmensi.

Un microcosmo di uomini senza anima.

E’ un paese di hostess e assistenti – sudate e consunte anche loro – che a Sharm trovano dimora temporanea e un rifugio da una patria che ha dato loro il ben servito. Un paese fatto di guide e di ore di attese in aeroporto. Un popolo di nasi, mani, ph acidi e sederi torniti, visi senza occhi, bocche senza lingua con una voce che, sussurrando nervosamente, non smette di sperare che qualcuno la ascolti.

Un paese oggi stanco di parlare, un paese che si sveglierà e urlerà a squarciagola fin quando quel sistema silente smetterà di fare rimbalzare ogni cosa. Questo, che è solo un delirio notturno e confuso, è un urlo, silente anch’esso, da parte di chi – sussurrando – non smette di sperare.

In sha’ Allah ..

giovedì 17 aprile 2008

Egypt: Metro



Metro .... CONFISCATED



.. with an accusation of disturbing the moral!!!-


Unfortunately the police forces have confiscated all the published books of Metro, moreover they obliged the publisher`s officials to don't print any more issues and to deliver the remaining books to the police department.

They also warned the bookstores to don't mention any "knowledge" of the novel and to erase its info on their laptops.

The publisher himself is detained and imprisoned.

Why people shouldn't have the chance to read what they want?! It's unbelieveble, especially because controversial novels such as "Emarat Ya'coubiyan" (Yacoubian building) of Ala' Al Aswani (published in 2002) passed the censorship and has been translated in more than 17 languages and then in 2006 was also put on the big screen.
I hope that authorities change their position .. Egyptians should have the right to choose which novel they want to read, especially because Metro doesn't disturb any moral .. It just describes what 's going on around us.

martedì 15 aprile 2008

MOSTRA FOTOGRAFICA di Stefano di Tommaso: SE POTESSI TOCCARE UN'IDEA ..



FRAMMENTI DI UN VIAGGIO NEL MONDO DELLA DISABILITA' A CAPO VERDE


Immagini che raccontano di un viaggo straordinario verso terre lontane, quelle africane, realizzato da Associazione Stefania e Africa '70 con un gruppo di ragazzi e ragazze disabili. Fotografie che dimostrano che le barriere, fisiche e culturali, possono essere agilmente superate.

La mostra verrà inaugurata il 19 aprile alle 18.00 presso Palazzo Terragni a LISSONE e sarà aperta fino al 4 maggio.
Per conoscere le iniziative di Africa70 rimando al sito http://www.africa70.org/

domenica 13 aprile 2008

Antropofagia



Antropofagia, Tarsila do Amaral

martedì 8 aprile 2008

Nancy Ajram-Enta eih?-

Enta Eih?" (Quanto sei crudele?)


Enta eih mesh kfaya aalaik
(Cosa sei? /Quanto sei crudele? Non credi di avermi ferita abbastanza?)
Tegrahni haram aalaik enta eeih
(Ti prego di aver pietà. Cosa sei?/Quanto sei crudele?)
Enta laih dimooai habeebi tehoun aalaik
(Amore mio, perchè ti riesce così facile farmi piangere?)


Tab w laih ana radya enak tegrahni w roohi feek
(E perchè io accetto che tu mi ferisca se la mia anima è parte della tua?)
Tab w laih yaani eih radya beaazabi bain edaik
(Inoltre, perchè continuo ad accettare il tormento che tu mi infliggi?)

Law kan da hob ya waili mino
(Se questo fosse amore, la mia disgrazia deriverebbe da lui)
W law kan da zanbi matoub aano
(E se c’è qualcuno da biasimare, quella sono io)
Law kan naseebi aaeesh fey gerah
(E se il mio destino fosse quello di vivere nel tormento),
Hayaeesh fey gerah
(Allora vivrò nel tormento)

Mesh haram mesh haram enak tekhdaani fey hobi leek
(Non hai pietà? Non ti vergogni d’avermi tradita sapendo tutto l’amore che io provo per te? )
Mesh haram elgharam wel seneen hayati w 3ashi eleek
(E’ forse vergogna l’amore e gli anni e il desiderio che io sento per te?)

Daa awam wala kan leaaba fey hayatak yetdaweek
(L’amore è stato del tutto cancellato? Oppure è stato un gioco)
Daa awam el hanan w hodni albi w amali feek
(L’amore, la tenerezza, il mio cuore e la mia lealtà verso di te, sono andati completamente perduti?)

Law kan da hob ya waili mino
(Se questo fosse amore, la mia disgrazia deriverebbe da lui)
W law kan da zanbi matoub aano
(E se c’è qualcuno da biasimare, quella sono io)
Law kan naseebi aaeesh fey gerah
(E se il mio destino fosse quello di vivere nel tormento)
Hayaeesh fey gerah
(Allora vivrò nel tormento)

Elissa - Law Ta'rafoh -

If you know him .. If you meet him one day, ask him .. Why did the days take him?
If you know him .. If you meet him one day, tell him .. About the people here who love him
And remind him .. That he left me waiting
And let him know
That whoever leaves his love is lost
And remember to ask him .. How is doing
And If I am still on his mind
If he still remember our love
And please don’t forget to day all that was said
If you know him .. If you happen to talk to him .. please tell him I said Hello
If you know him .. Tell him that I send my regards .. To his eyes and to his heart ..
And to him.

Elissa - Fatet Sineen

Years went by and I always listened to you, never thought of deceiving you
You thought my wounds did not hurt, and my heart did not matter
You want me to believe you again, and let life take toy away from me
It’s impossible for me to love you, or even think about you


All my life I’ve been lying to myself, and telling my soul a liar?
You had me living the most beautiful love, you promised we would be together
And in the end my life was lost in your hands, tell me what was my fault

Oh God, how you damaged my heart, and toyed with it so easily
Why would you want me to come back, to the life we had together?
There is so much harshness in you, and so much deceit in you your eyes
After going through all this, how and why would I go back to your love?

Nancy Ajram -Lawn Oyounak-

Nancy Ajram
"Lawn Ouyounak"


Ma fiyi aeesh illa ma3ak
(Non vivo se non con te)
Ma fiyi koon illa ilak
(Non esisto per nessun altro se non per te)
Ma fiyi aeesh illa ma3ak
(Non vivo se non con te)
Ma fiyi koon illa ilak
(Non esisto per nessun altro se non per te)

Lown ayounak gharami,
(Il colore dei tuoi occhi è la mia passione)
Dakhlak sadik kalami
(Ti prego di credere a quello che dico)
Albi w rouhi maiak
(Il mio cuore e la mia anima sono con te)
Law annak badouny teb eh wahdak bi youni
(Persino se mi spingessero lontana da te, rimarresti l’unico per i miei occhi)
Tehkili w esmak
(Parlami ed io ti ascolto)

Ma fiyi aeesh illa maiak
(Non vivo se non con te)
Ma fiyi koon illa ilak
(Non esisto per nessun altro se non per te)

Law mahma sar ma beba la hali
(Non importa quel che accadrà, io non riesco a essere me stessa)
R'mini benar ahwanli kermali
(Gettami tra le fiamme e sarà meglio per me)

Law mahma sar ma beba la hali
(Persino se mi spingessero lontana da te, rimarresti l’unico per i miei occhi)
Rmini benar ahwanli kermali
(Gettami tra le fiamme e sarà meglio per me)

Lown ayounak gharami,
(Il colore dei tuoi occhi è la mia passione)
Dakhlak sadik kalami
(Ti prego di credere a quello che dico)
Albi w rouhi maiak
(Il mio cuore e la mia anima sono con te)
Law annak badouny teb eh wahdak bi youni
(Persino se mi spingessero lontana da te, rimarresti l’unico per i miei occhi)
Tehkili w esmak
(Parlami ed io ti ascolto)

Ma fiyi aeesh illa maiak
(Non vivo se non con te)
Ma fiyi koon illa ilak
(Non esisto per nessun altro se non per te)

Tawad aleyk w athaytak banani
(Non importa quel che accadrà, io non riesco a essere me stessa)
Roohi bi ideyk w hayati w kayani
(Gettami tra le fiamme e sarà meglio per me)
Tawad aleyk w athaytak banani
(Non importa quel che accadrà, io non riesco a essere me stessa)
Roohi bi ideyk w hayati w kayani
(Gettami tra le fiamme e sarà meglio per me)

Lown ayounak gharami,
(Il colore dei tuoi occhi è la mia passione)
Dakhlak sadik kalami
(Ti prego di credere a quello che dico)
Albi w rouhi maiak
(Il mio cuore e la mia anima sono con te)
Law annak badouny teb eh wahdak bi youni
(Persino se mi spingessero lontana da te, rimarresti l’unico per i miei occhi)
Tehkili w esmak
(Parlami ed io ti ascolterò)

Ma fiyi aeesh illa maiak
(Non vivo se non con te)
Ma fiyi koon illa ilak
(Non esisto per nessun altro se non per te)
Ma fiyi aeesh illa maiak
(Non vivo se non con te)
Ma fiyi koon illa ilak
(Non esisto per nessun altro se non per te)

Lown ayounak gharami,
(Il colore dei tuoi occhi è la mia passione)
Dakhlak sadik kalami
(Ti prego di credere a quello che dico)
Albi w rouhi maiak
(Il mio cuore e la mia anima sono con te)
Law annak badouny teb eh wahdak bi youni
(Persino se mi spingessero lontana da te, rimarresti l’unico per i miei occhi)

Tehkili w esmak
(Parlami ed io ti ascolterò)

Ma fiyi aeesh illa maiak
(Non vivo se non con te)

Nancy Ajram - Ana Yalli

Nancy Ajram
"Ana Yalli"

Ana Yalli Behibak wahdy Ana
Ana Yalli Bereedak Lia Ana
Ana Yalli Be’omry Teb’a Ana
‘ala Ya Wa’dy Ya Wa’dy Lohdy Ana

Ana Yalli Behibak wahdy Ana
Ana Yalli Bereedak Lia Ana
Ana Yalli be’omry teb’a Ana

‘ala ya wa’di ya wa’dy Lohdy Ana
‘ala ya wa’di ya wa’dy Lohdy Ana

Ana Yalli Be’omry Teb’a Ana
Ana Yalli Bereedak Lia Ana
Ana Yalli Behibak wahdy Ana

El Hoa ya habeeby El Hoa Asraar
Heera we gheera we shoo’ we Naar
Bes’al keef bghaar ‘aleek
Wa Albak ‘lm Alby El Ghaar

El Hoa ya habeeby El Hoa Asraar
Heera we gheera we shoo’ we Naar
Bes’al keef bghaar ‘aleek
Wa Albak ‘lm Alby El Ghaar

‘ala ya wa’di ya wa’dy Lohdy Ana
Ana Yalli Be’omry Teb’a Ana
Ana Yalli Bereedak Lia Ana
Ana Yalli Behibak wahdy Ana

El Denia bethla wana wayak
Ghiar ‘omry fe lahza hawak
Makan anlby by’rf hob
Wala ‘ando ghaali Lao Hak (2volte)

‘ala ya wa’di ya wa’dy Lohdy Ana
Ana Yalli Be’omry Teb’a Ana
Ana Yalli Bereedak Lia Ana
Ana Yalli Behibak wahdy Ana

Ana Yalli Behibak wahdy Ana
Ana Yalli Bereedak Lia Ana
Ana Yalli Be’omry Teb’a Ana
‘ala ya wa’di ya wa’dy Lohdy Ana
‘ala ya wa’di ya wa’dy Lohdy Ana
Ana Yalli Be’omry Teb’a Ana
Ana Yalli Bereedak Lia Ana
Ana Yalli Behibak wahdy Ana

Zizi Adel - Hob Mesh Mahsoob Alaya


Heya qessa we kol yom tegy tehkahaly
Enta nasy ennak enta mush fibally
Gay bitsqal enta eih belnisba leya
2v.

Hobb mish mahsob ‘alaya
Donya ghir el donya deya
Shoft feha keter we yama
Kont bata‘b min el aseya
2v
Hobby lik ‘omro makan hob ‘ady
Kolli yom betqoly nebdaq min el lelady
Bardo terg‘ qalqy enk lesa fady
2v

Elissa - Bastannak

Why do I hear his words, Why do I dream and get drawn to him

Suddenly passion turns into mere words he filled me with

And who knows, maybe he's met someone new, who knows what love can hide?

Why do I let my heart be tortured so, melting from longing to him?

The beautiful day we spent together meant nothing to him

How could he forget me, forget alla that was between us, and lost our love so easily?

Oh so many nights went by while I waited patiently

And all I received in return was this separation that filled me

He went away and the pain of his parting is too immense for words

What does life mean without you in it, how can I go on living it?

If it was just a question I would ask 100 why's day

Years went by and I still miss him and miss his eyes

We are apart, he leaves and forgets about me, but my soul is still with him

Nights went by while I waited patiently for your love, and what did I get in return?

venerdì 28 marzo 2008

Lato oscuro


Sono tornata al mio grande amore .. La Siria .. Inevitabile accadimento dati i mesi trascorsi a decidere cosa avrei fatto del mio futuro (riflessione mai terminata!) e accelerato sostanzialmente da due fattori, il primo dei quali è rappresentato da una persona, il secondo da un romanzo.
Una ragazza (poi diventata amica!) con la quale ho condiviso esperienze variopinte a Damasco, in questi giorni è proprio a Sham, alloggia in una casa non distante dalla mia e non riesco a non pensare cosa proverei se fossi anch'io lì.
Un fiume di ricordi e di episodi vissuti (all'epoca) e altri immaginati (adesso) balena continuamente nella mia mente ..
Il libro, è di Rafiq Shami Il lato oscuro dell'amore che mi riporta per le vie di Damasco, tra spazzatura, cordialità e calore, sguardi indiscreti e kebab di cui non dimenticherò mai il gusto.
Una fettina di vita, trascorsa in un mondo che mi appare ormai lontanissimo ma continua di tanto in tanto a rivivere attraverso ricordi carichi di nostalgia e di affetto.

Semaforo verde per Persepolis in Libano!



Martedì scorso le autorità di censura libanesi hanno finalmente legalizzato la proiezione del film d’animazione “Persepolis”.



La decisione di bandire il film dalle sale libanesi era scaturita dal fatto che alcuni ufficiali sciiti avevano dichiarato che il contenuto del film fosse offensivo nei confronti dei musulmani e dell’Iran.

Di conseguenza per evitare che, data la delicata crisi politica libanese, la proiezione del film potesse essere utilizzata come pretesto per generare forme varie di malcontento, era stata presa la decisione di bandirlo ..


All's well that ends well!!

martedì 18 marzo 2008

Tharthara urduniyya


Jordanian chitchat

Shaykh fi Sham

Shaykh fi Sham

Spirtual city


Al zawaj .. al sabab al ra'isy li-l talaq!

"Il matrimonio .. la ragione principale del divorzio" ..

Children, Sham


Children, Sham

Salam duni Zaman



Lebanon


Children in Lebanon, War

Salam


"Salam", Peter Sanders picture

Gaza, Artists'wall. commemoration of the Universal Declaration of HR


Allah


domenica 16 marzo 2008

Cosa ne è di Persepolis a Beyrut, una zona controllata dagli Hezbollah, alleati dell’Iran?

Nel 2007 al festival del libro di Dahiye (sobborgo di Beyrut) c’era un pila enorme di copie di Persepolis in traduzione araba.

Il fumetto, che è stato recentemente nominato agli Oscar nella sezione film di animazione (pur senza vincere), narra la storia autobiografica della Satrapi sin dall’infanzia fino all’età adulta e ha come ambientazione l’Iran della rivoluzione islamica del 1979 e gli anni a venire.

Se il libro ha avuto riscontri positivi al festival di Dahiye, analoga fortuna non è capitata al film: il Comitato della Censura ha chiesto che venisse bandito dalle sale cinematografiche libanesi.
Bassam Eid, funzionario della Empire Films, (casa di distribuzione del film in Libano) ha dichiarato che la Censura ha chiesto di posticipare la proiezione del film per via dello stato di pericolo in cui versa il Paese.
In parole povere, si temono rivendicazioni da parte degli Hezbollah dato che il film mette in cattiva luce l’Iran.

Quanto alla circolazione del film in Iran, è sorprendente apprendere che sia stato dato in due centri culturali ma in seguito bandito dalle sale.
.. Per molti ma .. non per tutti?! ..

Sfugge alla censura, però, la potenza dei mass media e la diffusione di internet.
Nessuna censura né dittatura locale potrà mai impedire la diffusione delle copie pirata per le strade o su internet! Questo è quel che succede quando un film viene bandito.
Inoltre spesso, un film che viene bandito, riscuote un livello d’attenzione altissimo da parte del pubblico incuriosito dal comprendere cosa ci sia di tanto haram (contro la legge, vietato) nella visione della pellicola in questione.

mercoledì 12 marzo 2008

HAMMAM AL-MALATILI



Malgrado il forte conservatorismo legato al retaggio arabo islamico, il cinema egiziano ha sempre trattato, seppur in modo implicito e tramite allusioni indirette, temi e sottotemi omosessuali.
La vera scossa è arrivata nel 1973 con la macchina da presa dell’audace Salah Abou Sayf, che ha adattato la sceneggiatura del suo Hammam al-Malatili (“Il bagno di Malatili”) dal racconto breve di Isma‘il Wali al-Din. Nel giugno del 1972 il film è stato sottoposto a esame da parte del Parlamento e ha preso parte alla seduta anche Salah Abou Sayf, che ha difeso a spada tratta il suo film. Sebbene i pareri in seno al comitato fossero discordanti, l’allora presidente del Parlamento Gamal Al-Atifi, aveva proposto di eliminare le scene di sesso lasciando inalterate soltanto quelle più allusive e meno dirette, ma alla fine fu deliberato che nessuna scena venisse tagliata.

Abou Sayf (1915, Cairo/ 1996) ha diretto alcuni corti e una quarantina di lungometraggi e malgrado soltanto un terzo dei suoi lavori sia di taglio realistico (la maggior parte dei quali adattati dai romanzi di Mahfouz o sceneggiati da Mahfouz stesso), è stato considerato il regista realista più dotato. La stragrande maggioranza dei suoi film ha il Cairo come ambientazione e, come temi, quelli relativi alla sopravvivenza, al sesso e alla libertà d’espressione che si confrontano puntualmente con la povertà.
Salah Abou Sayf, pur se con moralismo, è stato il primo cineasta egiziano a mostrare apertamente un omosessuale in quasi venti minuti ripartiti in una decina di scene, lasciando che il suo pittore riflettesse sulla vita di gay e parlasse delle cause della sua omosessualità e degli incontri occasionali con gli uomini, terminando con un discorso borioso sulla libertà sessuale di cui si poteva godere un tempo, resa con alcune scene retrospettive in bianco e nero in cui vediamo Ra’uf passeggiare per il centro del Cairo, con andatura effeminata, capelli raccolti in due trecce, una camicia damascata e pantaloni attillati che lo rendono, in realtà, più simile a un hippy che a un gay, noncurante dello sguardo scioccato dei passanti.
La trama ruota attorno al giovane Ahmad che lascia la sua famiglia di Isma‘iliyya per trasferirsi al Cairo, alla ricerca di lavoro e istruzione, ma le cose non vanno come spera e si ritrova presto senza denaro, fin quando il destino lo conduce al hammam al Malatili, un hammam ša‘bi[1] frequentato da omosessuali, in cui alloggia per meno di tre quruš al giorno.
Dal microcosmo dell’hammam si dipaneranno tutta una serie di incontri, il primo dei quali vede come protagonista la prostituta Na‘ima.
Il secondo incontro avviene con un frequentatore abituale dell’Hammam, il pittore gay Ra’uf che si invaghisce di Ahmad e lo invita varie volte a casa sua fin quando Ahmad cede e, tra coppe di vino, sigarette e la canzone di James Brown “Like a sex machine” cercherà invano di sedurlo.
[1] Popolare.

domenica 9 marzo 2008

Intervista a Magdy El Shafee

Tomorrow in AL JAZIRAH tv channel 8 am

"لقاء حول "مترو " و الرواية المصورة بكرة على قناة الجزيرة الساعة 8 صباحا .. ربنا يسهل"

Domani mattina alle 8 Magdy El Shafee, autore del graphic novel "Metro", sarà ospite della tv Al-Gazira.

domenica 2 marzo 2008

sabato 1 marzo 2008

"Habibi", Milk & Honey

Habibi Je t'aime (Tu es mon roi)
Et je suis ta reine (Milk and Honey)
Shagali bali ta3abli hali 3asabli albi w hobi huwa amani huwa makani huwa habibi ou albi kalamni tani la tkun anani faker fe shoi ou orbi saharni layali ta3abli hali 3asab hayati w albi
Habibi Je T'aime
Et Je Suis Ta Reine
I like the way you pay me attention and the way you give me affection
Can't you feel my hot temptation
don't you want to know my attention
Love and passion for all the nation,
love and passion bring you servation ( 2 mal)
Habibi Je T'aime (Tu es mon roi)
Et Je Suis Ta Reine (Ecoute moi)
Come with me I promise you my love is true its now or never
Come with me I promise you my love is true
Shagali bali ta3abli hali 3asabli albi w hobi huwa amani huwa makani huwa habibi ou albi kalamni tani la tkun anani faker fe shoi ou orbi saharni layali ta3abli hali 3asab hayati w albi
Habibi Je T'aime Et Je Suis Ta Reine
All the games that drive me crazy,
just make me wanna be your lady
The way your playing with me
then I know the woman to be
Albi albi hobi hobi kunte inta ha terbah albi,
albi albi hobi hobi do you want milk and honey (kuss)
Habibi Je t'aime (Tu es mon roi)
Et je suis ta Reine (Ecoute moi)
Come with me I promise you my love is true its now or never
come with me I promise you my love is true
Shagali bali ta3abli hali 3asabli albi w hobi huwa amani huwa makani huwa habibi ou albi kalamni tani la tkun anani faker fe shoi ou orbi saharni layali ta3abli hali 3asab hayati w albi
Du fond du coeur, chéri je t'aime
dans ton royaume je serais ta reine ...
your the owner of my heart,
And we’ll never be apart,
promise you belong to me… to eternity
Habibi Je t'aime (Tu es mon roi)
Et je suis ta Reine (Ecoute moi)
Come with me I promise you my love is true its now or never
come with me I promise you my love is true
Habibi Je t'aime (Tu es mon roi)
Et je suis ta Reine
Your the owner of my heart,
And we’ll never be apart,
promise you belong to me…to eternity
Saharni layali ta3abli hali 3asab hayati w albi

giovedì 28 febbraio 2008

Ali Abou Shadi: "la lama e l'inchiostro"

Pochi giorni fa ho pubblicato il post “Cinematografia egiziana: lungimiranza del censore e bigottismo del pubblico” relativo all’atteggiamento della censura nei confronti del cinema egiziano, facendo riferimento in modo particolare al trattamento dell’omosessualità. Oggi torno sull’argomento (e ci tornerò più volte!) proponendo in traduzione italiana, una bella intervista realizzata da Nadia Abou Al-Magd (apparsa sul settimanale egiziano “Al Ahram weekly” nel luglio del 1999) al Presidente della Censura egiziana Ali Abou Shadi.
Segue l’articolo.

Si laurea al dipartimento arabo dell’Università del Cairo, presso la Facoltà di Arte. (..)
Dopo la laurea, nel 1966, si unì al Ministero della Cultura e scrisse diversi libri di critica cinematografica. Nel 1975 ottenne il diploma di critica d’arte e da allora il suo nome è stato associato a quello di importante critico.

Gli fu offerto il ruolo di Presidente della censure nel 1988, ma declinò l’offerta e nel 1996 gli fu nuovamente offerto quel lavoro e, nonostante una certa riluttanza, accettò.


Sono felice di aver accettato adesso e non 11 anni fa, perché nel frattempo sono notevolmente cresciuto sul piano artistico. Ho letto tantissimo sulla censura e ho terminato un lungo studio sulla relazione tra censura ed estremismo. La mia esitazione era dovuta soprattutto alla questione di come avrei trovato un compromesso tra censura e creatività, o, più specificamente, tra censura e criticismo.”

Nel suo libro, intitolato "L’impatto dell’estremismo sulla censura del cinema e della televisione”, scrisse che gli artisti dotati di autentica creatività sono soggetti a pressioni da parte di un’enorme varietà di istituzioni:
dipartimento della censura artistica, dipartimento della censura televisiva, apparato di sicurezza nazionale, il ministero degli interni di Al-Azhar.
Concludeva dicendo che “la censura contribuisce, attraverso il terrore, la prudenza, la solidarietà e la partecipazione a imporre concetti estremi nei cuori e nelle menti di molti. Ci vorrà troppo tempo per eliminare quest‘influenza.”
Il lavoro di censore, gli venne offerto dopo che questo studio fu pubblicato. “Forse volevano punirmi”, dice ridendo.

“Ho accettato questo lavoro come un dovere. Io sono una di quelli che ha più criticato la censura, ma non ho mai detto che dovrebbe essere abolita. Sono al servizio dello stato dal 1968. Ritengo che il lavoro statale sia un ruolo pubblico. Se ciascuno di noi eccellesse nel lavoro di cui si occupa, credo che l’Egitto sarebbe un luogo diverso”.
Per Abou Shadi, la censura è un sottoprodotto della società, e il mestiere di censore resterà necessario fin quando la società sarà matura abbastanza da rimpiazzare la censura statale con la censura popolare. La censura è come un matrimonio – e, spesso, si divorzia: un male inevitabile” dice, ridendo.
Ovviamente Abou Shadi crede che la società egiziana non sia ancora pronta, così l’esistenza della legge della censura, non dovrebbe essere modificata.
Siamo in un paese in cui c’è una seria confusione concettuale. L’atmosfera conservatrice forzata dal fondamentalismo predomina ancora”.
Quando ha accettato il lavoro, sono scoppiate diverse “lotte” causate da quelli che lui definisce “estremisti”. “Sin dal primo giorno, la mia politica è stata di non dire quello che avevo intenzione di fare. Faccio ciò che voglio.” Abou Shadi non dirà tanto, perché non vuole dare agli estremisti quello che vogliono di più: pubblicità.”
Ma le battaglie sono risapute. L’anno scorso, ad esempio, un gruppo di avvocati ha aperto un caso contro Abou Shadi per aver approvato la proiezione di un film chiamato “nudità” (titolo poi mutato in “Conversazione notturna”) diretto da Inas el Deghidi.
Gli avvocati hanno basato la loro accusa su un’intervista in cui Abou Shadi dichiarava:
“La censura può permettere le cose che accadono nella vita .. perché non ci esercitiamo a fronteggiare quelle cose senza timore o senza eccessiva sensibilità?” I legali non avevano visto il film, che è stato ultimato quando portarono Abou Shadi in tribunale.
Il problema è che tutti quelli che sono stati coinvolti in tali battaglie con la censura non vedono i film di cui si lamentano”, dice esasperato.
Abou Shadi è comunque lieto che il principale problema della censura non stia più nel modo di sopprimere la creatività e mettere a tacere gli artisti. Al contrario, ritiene che il censore e gli artisti formino una coalizione “contro i dissidenti che stanno cercando di sopprimere la creatività”.

L’anno scorso, c’è stata inoltre la controversia de “L’avvocato del Diavolo” e sono stati usati toni blasfemi, la questione è stata affrontata dall’Assemblea del Popolo. Un membro di al Azhar è esploso dicendo : “l’americano Avvocato del Diavolo insulta Dio nel Paese di al Azhar”.


Ciò che mi ha fatto davvero arrabbiare è che questa era una falsa accusa proveniente da gente che non aveva visto il film, ma stava facendo un sacco di clamore. Ho realizzato di combattere quella battaglia da solo”. Le battaglie hanno bisogno di tempo. Bisogna essere coraggiosi e veri con se stessi, ecco tutto. Naghib Mahfuz ha detto che “le conseguenze del coraggio sono più semplici da affrontare, rispetto a quelle della codardaggine.”

Una parte della sua lotta quotidiana è dovuta al fatto che è incapace di “segnare la linea di demarcazione tra creatività e censura. “Il mio problema è che la mia vita, il mio hobby, la mia professione, i miei amici sono tutti sullo stesso piano. A volte questa è una benedizione, altre volte, una maledizione.”
(..)
Abou Shadi ritiene che l’arte sia “più lungimirante della censura e più immortale”. Ha inoltre proposto che le copie originali dei film che ha censurato vengano salvate, integralmente, presso gli archivi del Centro Nazionale di Cinema. Dopo tutto, dice, “cose che vengono censurate oggi, potrebbero esser permesse in futuro”.
Questo sembra improbabile comunque, dato che, come nota, “film che sono stati approvati dalla censura degli anni ’60 e ’70, come Al-hammam al-malatili (“Il bagno di Malatili”, un film che include una parte esplicita sull’omosessualità), non passerebbero l’ufficio della censura integralmente, oggi. “L’Egitto di allora era diverso – meno conservatore”, considera.
Abou Shadi ha unito i frammenti apparentemente inconciliabili della sua personalità – la sua passione per l’arte e il cinema e il suo ruolo di censore – con un piccolo conflitto, sembra.


Spesso sono il censore, ma sempre sono un critico”, dice tranquillamente.

In quanto Ali Abou Shadi, potrei accettare cose che le leggi della censura rifiutano. In quanto critico, propendo per un’infinita libertà, ma in quanto censore, devo applicare la legge.”

(..)
Dopo aver parlato con Ali Abou Shadi, è praticamente impossibile immaginarlo utilizzare le forbici del censore con distacco, ambivalenza e senza scrupoli. In qualche modo, si percepisce che non ha mai messo da parte la sua penna di critico.

mercoledì 27 febbraio 2008

"Bisaraha" - testo e traduzione - Julia Botros

Julia Botros
"Bisaraha"
Bisaraha, ya habibi nsitak
(Francamente, amor mio, ti ho dimenticato)
Ma ‘ad yegme‘na shi
(Non ci lega più nulla)
bel-madi yemken habbaytak
(Forse in passato ti ho amato)
laken halla wa-la shi
(Ma ora più niente .. (2 volte))

Fikrak mesh ‘ala fikri … ’abadan
(Le tue idee non sono come le mie .. affatto!)
w la tab‘ak ‘ala tab‘i
(Il tuo carattere non è come il mio .. assolutamente!)
enta ma b-teshbahni ’abadan
(Tu non mi assomigli .. per nulla)
enta ma b-teshbah-ni bi-shi
(Non mi assomigli in niente (2 volte) )

Bisaraha, ya habibi nsitak
(Francamente, amor mio, ti ho dimenticato)
Ma ‘ad yegme‘na shi
(Non ci lega più nulla!)
bel-madi yemken habbaytak
(Forse in passato ti ho amato)
laken halla wa-la shi
(Ma ora più niente .. (2 volte))

bisaraha fakkart ktir
(Francamente, ho riflettuto molto)
w-‘azzabetni ’afkari
(I pensieri mi hanno tormentata)
shu ya‛ni ma‛ul isir
(E allora sia quel che sia)
heyda huwwi arari
(Questa è la mia scelta (2 volte))

‘emri hara’tu ‘ahsabak
(Ho bruciato la mia vita per te)
hdurak ’aqsa men gheyabak
(Sto meglio quando non ci sei)
sakker ‘albak w buwabak
(Chiudi il tuo cuore e le tue porte)
mesh hases bishi
(Non senti niente (2 volte))

Bisaraha, ya habibi nsitak
(Francamente, amor mio, ti ho dimenticato)
Ma ‘ad yegme‘na shi
(Non ci lega più nulla!)
bel-madi yemken habbaytak
(Forse in passato t’ho amato)
laken halla wa-la shi
(Ma ora più niente .. (2 volte))

rah ersom ‘emri men jdīd
(Ridisegnerò la mia vita)
‘al-madi esakker babi
(Chiuderò la mia porta al passato)
‘anni sert ktir b‘id
(Ormai sei lontanissimo da me)
sefha mhitha men ktabi
(Sei una pagina che ho cancellato dal mio libro (2 volte))

bukra tendam ‘ala halak
(Un giorno rimpiangerai te stesso)
w byeb’a l-wahm ‘ebalak
(E rimarrà davanti a te l’illusione)
dallak ‘ayesh bikhayyalak
(Continuerai a vivere di fantasie)
ma tfakker bishi
(Non pensare a niente .. (2 volte))

Bisaraha, ya habibi nsitak
(Francamente, amor mio, ti ho dimenticato)
Ma ‘ad yegme‘na shi
(Non ci lega più nulla!)
bel-madi yemken habbaytak
(Forse in passato t’ho amato)
laken halla wa-la shi
(Ma ora più niente .. (2 volte))

fikrak mesh ‘ala fikri … ’abadan
(Le tue idee non sono come le mie .. affatto!)
w la tab‘ak ‘ala tab‘i
(Il tuo carattere non è come il mio .. assolutamente!)
enta ma b-teshbahni ’abadan
(Tu non mi assomigli .. per nulla)
enta ma b-teshbah-ni bi-shi
(Non mi assomigli in niente (2 volte)

lunedì 25 febbraio 2008

Egypt’s first graphic novel captures the zeitgeist



I don't know how all this anger built up in me .. All I know is everyone was always some place and I was some place else that left me with just one thing: my brain. Now at least I'm going to do what my brain's been telling me ..


Questa è una delle frasi più significative che si leggono nel fumetto di Magdy Al Shaf'i. La ragione per la quale la cito risiede nell'universalità del suo pensiero. Molti di noi hanno prodotto un pensiero simile a questo o lo faranno - un giorno o l'altro - è solitudine, insoddisfazione, stanchezza, pericolosa disperazione ..


Poco fa ho letto un'intervista rilasciata da Al Shaf'i al quotidiano Daily Star Egypt, che posto di seguito. Inoltre, domani mattina, la tv egiziana Sabah Al Khayr ya Misr trasmetterà un incontro con l'autore.



Egypt’s first graphic novel captures the zeitgeist


By Sarah Carr First Published: February 22, 2008


Words and ideas seem to float out of Magdy El Shafee like steam under the lid of a saucepan — a sort of gentle chaos surrounds the pharmacist turned graphic novel artist. This is possibly because his thinking is frequently done out and loud, a patter of words which are both the footsteps marking his journey to the point he wishes to make, and commentaries on the flights of fantasy by which he is occasional seized.
He tells me about the time he put on a white winter jacket which made him look like an astronaut when he zipped it up. “All I needed was a helmet! I told me family ‘look at me I look like an astronaut.’” What did they say? I wondered. “They laughed — I don’t know why.”
“Metro” is El Shafee’s (and Egypt’s) first graphic novel for adults. Part thriller, part love story, part socio-political commentary, it tells the story of Shihab and Mostafa — young men who rob a bank as a way out of bankruptcy — through beautifully rendered illustrations of Cairo.
El Shafee was quick to disabuse me of the notion that “Metro” was born out of a moment’s flash of inspiration.
“Artists talk about inspiration descending on them but that’s bullshit. In 2003 the idea came to me. A friend of mine was broke and left the country — this gave me the clue and I thought, ‘OK, suppose if they’re two people.’ The idea came to me that I would portray one as assertive and his friend is nice, funny and so on.”
But why a comic?
“All my life I’ve been interested to know why people only tell stories with words, not pictures. Once I found a magazine that does comics for adults, and I really liked it, I said ‘that’s something I can do’. This was early on, but at that time Egyptian society didn’t accept it. Now because of more communication and everything there’s a generation of people who grew up with comics.”
El Shafee says that the turning point came in 2003 when he took part in an American University in Cairo comic workshop which provided him with the “keys” to graphic novel design.
“I wanted to find the keys to drawing comics — such as the storyboard. This is different altogether to a classical drawing. It depends on something like the editing in cinema which separates cinema as the seventh art; the storyboard separates comics as the ninth art. You have a space, and events which happen very quickly, or very slowly, and you divide up the page according to this. I learnt to do this in the workshop,” he said.
El Shafee quickly won support for his drawings in the Al-Ahram release “Alaa Eddin”, a children’s comic, where his “Yasmine and Amina” series was published. There he met Ahmed El-Labad, designer of the iconic covers of books produced by Egyptian publishing house Merit, who El Shafee describes as the “reference” for visual art who has constantly strived “establish Egyptian comics.”
Extracts of “Metro” were also published in the independent daily Al Dostour, edited by Ibrahim Eissa.
“But I blame Eissa for something,” El Shafee said. “With El-Labad I always felt like a student, that I was learning with him, but Eissa made me feel like a master. That was shocking for me, astonishing, I thought to myself ‘what’s this! I’m drawing comics!’”
It is perhaps “Metro’s” overtly political tone which appealed to outspoken government critic Eissa.
The novel is a visual record of the zeitgeist, filled with poverty, sexual frustration, corruption and abuse, drawn from the events which surrounded El Shafee when he was plotting the novel.
“At that time there were demonstrations against hereditary succession…sexual assault of journalists in protests…the war in Lebanon…I thought that all these things would make a really great backdrop for a story like this,” El Shafee explained.
“I used to go and see my daughter Yasmine every Friday and during the journey there and back my thoughts would be lucid — I’d be happy that I’d seen Yasmine and I’d think about these things,” he continued.
El Shafee says that he did not, however, set out to make “Metro” political.
“I didn’t intend it to be political — I wanted it to be a thriller. But I’m talking about events which happen and which have been happening since 2003 and 2004. Politicians have this point of view about the population, have data which is wrong. It’s impossible that someone like [Prime Minister] Nazif has concluded that he should get rid of subsidised food for the poor — it’s wrong. These people don’t have a strategic outlook, they don’t think from a health aspect, an education aspect or an economic aspect…That’s the reality,” he said.
The fate of “Metro’s” protagonists is dictated by these circumstances, particularly that of the gifted but unlucky Shihab.
“After I had completed one third of the book I redid the story and altered Shihab’s appearance…He had been bolder, more violent. I wanted the reader not to sympathize with him at first, and then little by little discover that he has a heart, is trustworthy and in the end is cheated. In the end, with his talents, his power and everything, he wants to do something real but he has no option but to rob a bank,” El Shafee said.
But how will readers react to seeing the harsh reality of Egyptian society presented to them? Do recent Egyptian films like “Hena Maysara” and “Heyya Fawda” indicate a greater readiness, or desire, to see previously taboo aspects of Egyptian life?
“No one in the world likes to see the reality of themselves in the mirror. I don’t like someone to stand in front of me and say, ‘Magdy: you are a bastard’ but another part of us — including societies — likes to see the nastier aspects of ourselves,” he responded.
“Metro” is published by Dar El Malameh which opened in 2007 and which has gained a reputation for publishing first-time, young authors, but El Shafee’s experience with the new-found publishing house hasn’t been altogether pleasant.
“It was a big mistake,” he said about signing on with Malameh. “That was my biggest mistake. Apart from the fact that he [Mohamed El-Sharqawy, Malameh’s manager] doesn’t know how to distribute, launch or market a book, I think he wants to promote his own agenda, and that’s a pity because I wanted to support him.”
Two weeks ago “Metro” (LE 60) was only available in the Townhouse Art Gallery’s shop. Independent bookshop Diwan (whose young, wealthy customer base would likely be drawn to the book) were not stocking it and had no record of it in their stock catalogue.
El Shafee says that he will look for a different publisher to carry the soft back edition of his comic.
The Townhouse is currently hosting a workshop given by El Shafee in which 12 young artists are collaborating to produce a graphic novel.
The author is barely able to contain his enthusiasm about the workshop.
“Things are very exciting, they’re making something really exciting,” he said. “We’re looking for funds to publish it.”
It seems this is merely of many plans up his sleeve.
“I’m having a little break, apart from the workshop which I didn’t realise would turn into something real, it’s like a dream come true. It might turn into a job, with weekly meetings until next summer. Then I’ll be back for Alaa Eddin and Al Dostour — something like paying them back for their dedication and the efforts they made for me,” he said.
“Afterwards, I have two ideas for two graphic novels, one based on autobiographical events, mostly affairs — I may get divorced for the second time. So I’ve postponed it for a while.”







Extracts of the novel, translated into English by Humphrey Davies, are available at: http://www.wordswithoutborders.org/?lab=ShaffeeMetro

Oscar 2008: Ben quattro statuette a "No Country For Old Man"


Si è conclusa ieri sera l’edizione 2008 degli Oscar, purtroppo non tutti i film che avremmo voluto ricevessero la statuetta, ce l’hanno fatta.
Segue la lista completa dei trionfatori:



BEST PICTURE: "No Country for Old Men" (Miramax and Paramount Vantage) A Scott Rudin/Mike Zoss Production Scott Rudin, Ethan Coen and Joel Coen, Producers.



DIRECTOR: Ethan Coen & Joel Coen - "No Country For Old Men"

PERFORMANCE BY AN ACTOR IN A LEADING ROLE: Daniel Day-Lewis in "There Will Be Blood" (Paramount Vantage and Miramax)

PERFORMANCE BY AN ACTRESS IN A LEADING ROLE: Marion Cotillard in "La Vie en Rose" (Picturehouse)



ORIGINAL SCREENPLAY: Diablo Cody - "Juno"



ADAPTED SCREENPLAY: Ethan & Joel Coen - "No Country for Old Men"



PERFORMANCE BY AN ACTRESS IN A SUPPORTING ROLE: Tilda Swinton in "Michael Clayton" (Warner Bros.)



PERFORMANCE BY AN ACTOR IN A SUPPORTING ROLE: Javier Bardem in "No Country for Old Men" (Miramax and Paramount Vantage)



COSTUME DESIGN: "Elizabeth: The Golden Age" (Universal) Alexandra Byrne
ANIMATED FEATURE: "Ratatouille" - (Pixar; Walt Disney Studios Motion Pictures Distribution) Brad Bird



MAKEUP: "La Vie en Rose" (Picturehouse) Didier Lavergne and Jan Archibald



VISUAL EFFECTS: "The Golden Compass" (New Line in association with Ingenious Film Partners) Michael Fink, Bill Westenhofer, Ben Morris and Trevor Wood



ART DIRECTION: "Sweeney Todd The Demon Barber of Fleet Street" (DreamWorks and Warner Bros., Distributed by DreamWorks/Paramount) Art Direction: Dante Ferretti; Set Decoration: Francesca Lo Schiavo



LIVE-ACTION SHORT FILM: "Le Mozart des Pickpockets (The Mozart of Pickpockets)" (Premium Films) A Karé Production; Philippe Pollet-Villard



ANIMATED SHORT FILM: "Peter & the Wolf" (BreakThru Films) A BreakThru Films/Se-ma-for Studios Production



SOUND EDITING: "The Bourne Ultimatum" (Universal) Karen Baker Landers and Per Hallberg



SOUND MIXING: "The Bourne Ultimatum" (Universal) Scott Millan, David Parker and Kirk Francis



FILM EDITING: "The Bourne Ultimatum" (Universal) Christopher Rouse



FOREIGN LANGUAGE FILM: "The Counterfeiters" – Austria



ORIGINAL SONG: "Falling Slowly" from "Once" (Fox Searchlight) Music and Lyric by Glen Hansard and Marketa Irglova



CINEMATOGRAPHY: "There Will Be Blood" (Paramount Vantage and Miramax) Robert Elswit

domenica 24 febbraio 2008

Cinematografia egiziana: lungimiranza del censore e bigottismo del pubblico

Nella maggior parte dei Paesi arabi, e in ciò l’Egitto non fa differenza, il progetto di un film deve innanzitutto essere vagliato da una commissione statale la quale rilascerà o meno il permesso di girare le scene e, una volta ottenuto il permesso, occorre conseguire un altro placet, una sorta di visto che viene rilasciato da una commissione del ministero dell’informazione o da una commissione della censura affinché il film venga immesso nel mercato. L’ingerenza dello stato nel campo del cinema risale alla nascita di quest’ultimo ma la censura ufficiale è iniziata nel 1921. Nel 1976 è stata approvata la cosiddetta 11 comandamenti della censura, una legge che rettificava quella del 1955 sulla censura. Le più importanti aree di tabù poste sotto la sorveglianza della censura sono il sesso, la religione e la politica:
le religioni divine (Islam, Cristianesimo e Giudaismo) non vanno criticate; le azioni immorali e i vizzi non dovrebbero essere giustificati, bensì puniti; immagini di corpi nudi o un’enfasi smodata su singole parti erotiche, la rappresentazione di scene sessualmente eccitanti e scene in cui si fa uso di alcol e droghe non sono permesse. Inoltre è proibito l’eccessivo uso di horror e violenza, o incitare alla loro emulazione, è vietato rappresentare problemi sociali che sconvolgano la mente, o dividano le religioni, le classi e l’unità della nazione.
Nonostante le interdizioni contenute nelle varie leggi sulla censura[1], fin dagli inizi del cinema egiziano, negli anni ’20, la sessualità è stata, in un modo o nell’altro, espressa nei film, e sempre nei limiti dei cosiddetti rapporti eterosessuali. Qualunque altro comportamento sessuale è considerato illecito[2].
Come conferma il critico cinematografico Sabban, sebbene non fosse vista sotto una luce positiva, “l’omosessualità non è stata del tutto assente dal cinema egiziano”[3].
D’altronde, era il pubblico stesso a rifiutarla, e perfino gli artisti talvolta accettavano con riluttanza di interpretare il ruolo di un personaggio omosessuale temendo di compromettere la loro immagine di fronte al pubblico. Purtroppo tutt’oggi alcuni attori e attrici si tirano indietro di fronte all’interpretazione di un personaggio omosessuale. La produzione di ‘Imarat Ya‘qubiyan…n ha trovato il personaggio del giornalista gay dopo aver ricevuto i rifiuti da parte di ben sei star, tra le quali anche Faruq Al-Fišawī che si è tirato indietro pochi giorni prima che iniziassero le riprese del film, temendo che potesse accadere nuovamente quanto era successo a Yusuf Ša‘ban che interpretava l’artista gay in Hammam al Malatili nel 1973: Fišawī ha rifiutato il ruolo temendo di danneggiare la sua immagine.
Malgrado il cinema abbia lasciato che criminali, assassini, corrotti e omicidi avessero la loro espressione drammatica, il ruolo dell’omosessuale ha subito pesanti restrizioni, per il sospetto che venisse eseguito da attori omosessuali.
Se la rappresentazione esplicita degli atti omosessuali è stata oggetto di una strettissima censura, le allusioni cinematografiche a gay e lesbiche, come è accaduto nelle cinematografie di altre società, sono state codificate e mascherate per bypassare le forbici della censura attraverso il procedimento del travestimento. Registi e sceneggiatori hanno sempre trovato diversi escamotage per raggirare le forbici della censura, preferendo affrontare i temi più delicati come quelli legati alle devianze sessuali, distorcendone la connotazione attraverso l’ironia o l’ambiguità oppure in modo indiretto tramite allusioni e messaggi codificati come fanno Šahin, Nasrallah e altri. Va ricordato che nessun film egiziano è stato più bandito a partire dal 1984, tutt’al più la commissione della censura egiziana ha chiesto ai cineasti di apportare delle modifiche. Pochi anni fa il ministro della cultura prese la decisione di proibire il romanzo e il film Il codice Da Vinci, ma nei fatti sono stati entrambi reperibili in Egitto e sono inoltre uscite delle copie in lingua araba su internet.


[1] Per un approfondimento sulla censura, cfr. G. Phelps, Film Censorship, London, Victor Gollancz, 1975; cfr. anche V. Shafiq, Egyptian cinema, in Companion Encyclopedia of Middle Eastern and North African Film, a cura di O. Leaman, 2001.
[2] L’Islam riconosce sia agli uomini che alle donne il diritto a una vita sessuale e all’appagamento fisico e sancisce le relazioni eterosessuali all’interno del matrimonio e del concubinaggio legale.
[3] R. Sabban, Les six grands tabous du cinéma égyptien, in «Les cinémas arabes, numero speciale di Cinémaction» , Parigi 43/1986, p. 136.

A kana la budda ya Lyly an tudiya al-nur?! .. L' Imam Abd el 'Al tra Yusuf Idriss e Marwan Hamid

Il debutto professionale di Marwān Hamid risale al 2001, con l’avvincente cortometraggio di 40 minuti che porta il titolo di «Lyly» dal nome della protagonista.La sceneggiatura, firmata dalla penna di Marwān Hamid, è un adattamento della novella «A kāna lā budda yā Lyly an tudiya’ al-nūr» ("Lyly, era proprio necessario che accendessi la luce?") dello scrittore egiziano Yusuf Idriss (1927-1991), amato dal regista sin da piccolo nonchè, secondo il critico Farid, uno degli autori più saccheggiati dagli studenti dell’Istituto di Cinema.«Lyly» partecipa a numerosi festival - locali e internazionali - ricevendo ben otto premi che vanno dall’Italia, alla Tunisia, alla Francia, all’Egitto :
· Premio del pubblico al «Festival Internazionale di Clermont-Ferrand» nel 2001
· Premio d’oro al «Carthage Film Festival» nel 2002
· Premio Speciale di TV5 al «Carthage Film Festival» nel 2002
· II Premio al «Milano Film Festival» nel 2002
· Premio Speciale della Giuria al «Isma‘iliya Film Festival» nel 2001
· II Premio al «Abitibi Film Festival», Canada
· Premio d’oro al «International Tunisian Short Film Festival»
· II Premio al «National Film Festival», Egitto


Sinossi
‘Abd el ‘Āl, interpretato dal brillante ‘Amrū Wāked, è un giovane Imam del Cairo che viene assegnato alla moschea di via Bāţiniyyah, all’interno di un quartiere popolare in cui il traffico della droga avviene sotto gli occhi di tutti. L’Imām tentando di ricondurre i fedeli sulla retta via, non tarderà a entrare in conflitto con il boss di quartiere il quale gestisce persino un banchetto in cui smercia hashish come se si trattasse di tè o caffè. La sua missione è resa ancora più difficile dalla comparsa di Lyly, interpretata da Dīnā Nadīm.Lyly è una donna bellissima, nata dal matrimonio tra un’egiziana e un inglese, e vive da sola in un appartamento di fronte alla moschea, ogni volta che Abd el ‘Āl va a fare l’Adhān, questa accende la luce della sua camera e provoca l’Imam mettendo alla prova la sua vocazione .L’adattamento nel complesso, è fedele alla novella, se non fosse per la vistosa aggiunta della nuktah (barzelletta) tra due detenuti, posta ad aprire il film prima ancora che compaiano i titoli, e la modifica del finale, che viene lasciato aperto.Se nella novella, Abd el ‘Āl cede alla tentazione del diavolo lasciando i fedeli in sugūd e recandosi a casa di Lyly, nel film lo scioglimento viene lasciato aperto. Il cineasta attraverso l’espediente del sogno, lascerà che sia lo spettatore a decidere il finale da dare alla storia, facendo sì quindi che l’Imam resista alla tentazione del diavolo oppure soccomba.Marwān non aveva interesse a insegnare all’uomo una condotta di vita tramite un exemplum, bensì trattare la storia di quell’ Imam, ricco di umanità e di sensibilità, di amore per la gente ma anche timoroso di Dio.Tutte queste caratteristiche si palesano nella lotta personale con Lyly e con l’intera comunità di Bāṭiniyyah.Quanto invece al finale, dopo aver tentato di glissare sulla domanda, il regista afferma che l’epilogo non è stato definito e non nasconde che la prima volta in cui lesse la novella aveva sperato che l’Imam vincesse la tentazione del diavolo.



Il corto: focolare di creatività
Il film è stato presentato da alcuni giornali come un atto di accusa nei confronti della società islamica soprattutto per via della condotta del protagonista, l’Imam ‘Abd el ‘Āl, che ha offeso gli Shaykh di Al Azhār e i religiosi islamici.Così per lungo tempo è stato aggiunto alla lista di opere d’arte vietate nelle televisioni egiziane, e malgrado di solito si ovvii a inconvenienti simili utilizzando l ‘escamotage dei satelliti, la sua proiezione è stata oggetto di controversie persino sui canali satellitari e, soltanto dopo cinque anni dalla sua uscita, nel marzo del 2006 è stato dato su Rūtānā.Marwān esordisce con i cortometraggi prima di arrivare al lungometraggio «Palazzo Yacoubian» che, tra i tantissimi riconoscimenti avuti, è stato inserito a sigillo della rosa dei 100 migliori film in un secolo di storia del cinema egiziano[1].Il cortometraggio, viene ritenuto da molti soltanto una tappa che conduce poi al lungometraggio, Marwān sottolinea invece la peculiarità della sperimentazione che contraddistingue il corto (che sia un documentario oppure un film di fiction) viceversa difficile da realizzare nel lungometraggio e questo proprio perché, specie in Egitto, l’attenzione data ai corti è esigua e il loro pubblico è ridotto quasi esclusivamente all’entourage di esperti e cineamatori e, ricoprendo quindi un mercato di nicchia, gode di una libertà di espressione di gran lunga maggiore rispetto al lungometraggio che si rivolge al grande pubblico.In Egitto il genere del cortometraggio è rimasto nell’ombra dell’industria cinematografica, forse più del documentario, infatti nonostante i cine-teatri siano obbligati dalla legge a dare i cortometraggi prima ancora dei lungometraggi, la distribuzione dei corti viene spesso elusa o trascurata.In generale infatti la produzione di cortometraggi è circoscritta al National Film Centre e negli ultimi decenni, limitata alle tesi di laurea dell’ Istituto Superiore del Cinema del Cairo[2].Fuori dai confini nazionali dell’Egitto, in Europa come in America, si ha un’attenzione maggiore verso questa importante forma di espressione, campo privilegiato dei registi emergenti, basti pensare che nel più grande festival di corti, ossia il festival di Clermont-Ferrand il numero di visite supera i 150.000 spettatori, mentre il rinomatissimo festival di lungometraggi di Cannes ha un pubblico che si aggira intorno ai 200.000 spettatori.

[1] La selezione, contenuta in un libro di oltre 400 pagine che è uscito il 20 giugno 2007 edito da Ahmed El-Hadari, è stata approvata da Ahmed El-Hadari, Samīr Farīd e Kamāl Ramzī, in occasione della celebrazione del primo centenario del cinema egiziano che si è tenuto il 20 giugno 2007 alla biblioteca alessandrina, all’interno del primo Silent Film Festival organizzato dalla fondazione Cadr, guidata da Samir Farid.Samīr Farīd, The top 100, in «Al Ahrām weekly», 15-21march 2007, issue NO. 836.[2] V. Shafīq, Egyptian cinema, in AA.VV., Companion Encyclopedia of Middle Eastern and North African Film. O. Leaman (ed.), 2001.



sabato 23 febbraio 2008

Il cinema egiziano: Marwan Hamed




Considerato uno dei più talentuosi registi emergenti del cinema contemporaneo egiziano, Marwān Waḥīd Ḥāmed ha già firmato parecchie opere e, non ancora trentenne, nel 2005 ha diretto il suo primo lungometraggio, per il quale è stato stanziato il budget più alto della storia del cinema egiziano.
Marwān nasce al Cairo nel 1977, presso una famiglia in cui gli stimoli artistici non mancavano di certo, eppure malgrado fosse figlio del famosissimo sceneggiatore Wahīd Hāmed e dell’ex direttrice delle televisioni egiziane Zaynab Sawdān, non aveva mai aspirato a diventare regista né a lavorare nel campo artistico in generale, pensando piuttosto di iscriversi alla Facoltà di Economia e Commercio.
Ma la sorte ha voluto che questo progetto iniziale rimanesse incompiuto e, dopo i primi contatti con la macchina da presa, seguendo il consiglio del professor Sherīf ‘Arafah, si iscrive al «Ma‘ahed al-‘ālī li-l-sinīmā» ossia l’ Istituto Superiore di Cinema del Cairo, nella sezione di regia diventando allievo di grandissimi registi come il succitato Sherīf ‘Arafah, dal quale ha appreso l’abgadiyya (l’ ABC) della regia o il professore Khaīry Beshārah.
Nel 1999 si diploma con un cortometraggio di 15 minuti tratto dalla novella di Yusuf Idriss «Al-shaykh Shaykhah», in cui narra la storia dell’incontro tra ‘Omar, novello medico assegnato a un villaggio e lo shaykh Shaykha, un anziano sordomuto che conosce tutti i segreti dei villaggi, fin quando improvvisamente riacquisterà l’uso della parola.
Il film ha partecipato a vari festival, locali e internazionali, realizzando risultati di tutto rispetto.
Successivamente collabora per due anni come aiuto regista con alcuni dei più grandi maestri del cinema egiziano e suoi insegnanti dell’istituto di cinema, tra i quali ricordiamo Sherīf ‘Arafa, Samīr Sayyf, Abū Dawud Al Sīd, Khaīry Beshārah.
Ha anche lavorato al fianco di registri stranieri, che avevano scelto il Cairo come location dei loro film pubblicitari. Nella sua carriera ha realizzato più di sessanta film pubblicitari e si è nondimeno messo alla prova nel campo del film documentario dando alla luce tre lavori, ossia «Cairo» nel 1997, (Akhir al-layl) «La fine del mondo» nel 1998 e «Abū el Rish» che risale al 1999.
E’ stato direttore ufficiale del film documentario realizzato sul presidente Mubārak nell’ambito della campagna elettorale per le presidenziali del 2005.
«Palazzo Yacoubian» è l’opera che rivela inequivocabilmente il suo talento e le sue ambizioni.

Filmografia

· 1997, Cairo, documentario
· 1998, La fine del Mondo, documentario
· 1999, Abu El Rish, documentario
· 1999, Al-Shaykh Shaykha, cortometraggio
· 2001, Lylly, cortometraggio
· 2005, ‘Emarat Yacoubian, lungometraggio
*Ibrahim al-Abiyad, in fase di realizzazione, con la sceneggiatura di 'Abbas Abu Al Hasan.

domenica 17 febbraio 2008

«Metro» (مترو): Primo Graphic Novel made in Egypt!







Il Cairo torna alla ribalta, stavolta con un accattivante Graphic Novel per adulti, una novità dalle tinte forti e dal linguaggio crudo che si impone nel panorama della fumettistica egiziana.
«Metro» (مترو) è il titolo del fumetto, di Magdi Al Shafee[1] (مجدي الشافعي) è la matita che l’ha firmato. Magdi è un giovane cairota che ha fatto conoscere i suoi fumetti nel mondo della blogosfera per giungere infine alla proposta di pubblicazione del suddetto. Al Shafee aveva ricevuto offerte da parte di importanti case editrici egiziane, oltre che dalla Dar Merit[2], ma ha preferito affidarsi alla piccola Malamih, fondata da Mohamed Al-Sharqawi, il famoso blogger che quasi due anni fa fu arrestato per opposizione al governo (regime) di Mubarak.
Metro è stato presentato alla Fiera internazionale del Libro del Cairo[3], inoltre a partire dall’undici febbraio, i panels del fumetto saranno esposti alla Town House del Cairo.


CONTENUTI


Romanzo a fumetti, ambientato nella Cairo contemporanea, nel bel mezzo dell’insicurezza che investe la sfera finanziaria, ma non risparmia neanche quella sociale.
Il protagonista è il signor Shihab, un software designer che non riuscendo a pagare il debito contratto con uno strozzino, organizza una rapina in banca per risolvere definitivamente i problemi finanziari. Per realizzare l’impresa si avvarrà della complicità dell’amico Mustafà il quale, però, lo lascerà a bocca asciutta e fuggirà con la refurtiva. Non c’è lieto fine dunque, Shihab si troverà in un vortice di corruzione politica e finanziaria, in cui l’unica fonte di gioia per ammortizzare la tensione e tutto il male proveniente dall’esterno pare risiede nella giornalista Dina. Il romanzo è al momento disponibile soltanto in arabo ma sono certa che non si dovrà attendere a lungo per averlo in traduzione inglese.





[1] Esistono vari modi di traslitterare l’arabo a seconda del sistema di riferimento adottato, pertanto il suddetto va traslitterato con Majdi Al-Sha‘fi, ma si troveranno inoltre le dicitura “Magdy Al Shafee” o “Magdy El Shafi”. Linko il sito di Sha'fi: http://www.magdycomics.com/
[2] La Dar Merit è la piccola casa editrice diretta da Mohamed Hashim che con coraggio e determinazione pubblica i libri che infrangono i maggiori tabù del Paese. Ha pubblicato, tra gli altri, anche la prima edizione di Palazzo Yacoubian di Ala Al Aswani.
[3] Si tratta della più grande manifestazione culturale del Nord Africa e Medio Oriente. Si tiene a metà gennaio con cadenza annuale nel quartiere Nasr City (o Medinat el Nasr) del Cairo.